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Puppet Animation

claymation

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In ogni forma di racconto lo studio del personaggio e del suo carattere è fondamentale. Per questo motivo è Importante il lavoro di sintesi che si fa sui personaggi, cercando di ridurre all'osso le caratteristiche e i dettagli che possano renderli credibili fisicamente ma specialmente emotivamente.

Generalmente questo tipo di considerazioni interessano quei lavori in stop-motion realizzati con pupazzi costituiti da uno scheletro in alluminio o in legno rivestito a sua volta da gommapiuma, lattice e silicone.

Costruire dei burattini in gommapiuma, significa dotarli di una morbidezza e mobilità incredibile. Una volta costruito lo scheletro, il gommapiuma verrà tagliato e incollato con un mastice, che dopo una decina di minuti la renderà modellabile e gestibile da definire. Un esempio di cortometraggio realizzato solo in gommapiuma è “The Eagleman Stag” animato da Michael prega, ha vinto il BAFTA. per la Migliore Animazione Corto nel 2011. Inoltre è possibile definire la forma e i dettagli applicando del lattice di gomma con una spugnetta, che una volta asciugato verrà opacizzato con il talco. Questo permetterà al burattino di essere colorato a piacimento realizzando così delle vere e proprie opere d’arte. Il materiale migliore per fabbrica un burattino è la gomma, che trattata bene risulta molto simile alla pelle umana. Questa è una tecnica molto complessa e richiede diverse fasi di lavorazione e tempi lunghi prima che il burattino sia fabbricato. Dopo aver progettato il nostro burattino, si passa alla prima fase che è quella della modellazione. Importante è essere il più precisi possibile e utilizzare materiale semplice da modellare come la plastilina, possibilmente senza zolfo e monocromatica in diverse tinte, diversa da quella utilizzata per la claymation, è più sensibile con un livello di duttilità basso[2]. Quest’ultimo espresso in decine, serve per stabilire la morbidezza o la durezza del materiale. Più basso è il numero e più morbido sarà il materiale, al contrario se risulta essere alto, si avrà a che fare con del materiale dalla durezza incredibile. Inoltre è consigliabile preparare un supporto che ci consentirà di lavorare agevolmente e di far ruotare la nostra scultura, utile per volumizzare e curare i dettagli. Successivamente bisogna scegliere gli attrezzi giusti e cominciare a modellare con precisione, pazienza e tranquillità. Dopo aver completato la prima fase di modellazione, si passerà alla fase più lunga e delicata, la realizzazione dello stampo. Innanzitutto bisogna capire dove far passare la linea di giunzione, dopodiché cominceremo nell’immergere la prima parte del modello in plastilina nell’argilla, facendola aderire per bene. Dopo aver levigato la superficie con un pennello imbevuto d’acqua, bisogna preparare due tasselli, sempre in argilla, che serviranno da incastro allo stampo durante la fase di stampaggio. Inoltre la realizzazione di sponde, sempre in argilla, non permetterà la fuoriuscita del gesso, gettato successivamente al suo interno. Non appena il gesso colato all’interno della forma in argilla si sarà solidificato, bisognerà rimuovere le sponde in argilla precedentemente costruite facendo sempre molto attenzione vista la fragilità del materiale. Il risultato sarà un blocco di gesso dal quale sporgerà la parte frontale del burattino[3]. Lo stesso procedimento verrà utilizzato per ottenere il secondo tassello dello stampo con l’unica differenza che all'estremità tra il primo e il secondo blocco dovranno essere inseriti quattro tasselli sempre in argilla che serviranno ad aprire lo stampo finito con molta semplicità. Ottenuti i due stampi, si passerà al lattice di gomma[1] per creare la pelle del personaggio. Il metodo migliore per applicare il lattice, consiste nel creare una sull’altra, sottili velature, attraverso l’ausilio di un batuffolo di cotone, fino al raggiungimento di uno spessore di due o tre millimetri. Una volta ottenute le due pelli di lattice, bisognerà introdurre e quindi fissare lo scheletro in filo di alluminio, che una vota posizionato, chiuderemo lo stampo riempiendolo con una schiuma poliuretanica, esistente in varie gradazioni di morbidezza. Così come i serpenti escono dalla loro vecchia pelle come da un vestito, mettendo a nudo il nuovo strato cheratinizzato formatosi al di sotto, anche il nostro stampo, aspettando il tempo previsto per la completa catalizzazione della schiuma, verrà estratto generando un nuovo positivo in gomma[1]. Ottenuto il nostro stampo in gomma, passeremo alla rimozione delle eccedenze, applicando inoltre dell’altro lattice in gomma dove occorre, soprattutto per risaltare i dettagli. Nel lavoro di modellazione possiamo aiutarci con spatole e acqua, utili per definire anche tutte le altre parti del corpo come le braccia e le gambe. Il corpo se sarà nudo e quindi visibile all’occhio umano, occorrerà ricoprire anch’esso in gomma, nel caso contrario, se sarà coperto dai vestiti basterà lasciarla in filo di alluminio o ricoperto da un semplice strato di plastilina. Ora che il nostro burattino ha preso forma bisogna passare all’ultima fase, quella della patinatura, che servendoci di acquerelli, pennelli, spugnette e batuffoli di cotone, prenderà le sembianze di un vero essere in carne ed ossa, che aspetta di essere vestito e animato per iniziare a vivere.

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Puppet Animation

Claymation

Qualche anno dopo il termine claymation divenne sinonimo di animazione in plastilina, e Vinton fondò il Vinton Studios, producendo moltissime animazioni pluripremiate, tra le più importanti ricordiamo “The PJs” e  “Closed Mondays” . Attualmente lo studio ha il nome di LAIKA STUDIOS[1], esso non è non più gestito da Vinton, ma è considerato comunque tra i più importanti studi di animazione esistenti, non a caso “La sposa cadavere” di Burton fu realizzato proprio li. Una stop-motion in Claymation prevede molto spesso la nascita di un esserino plasmabile che compie dei movimenti e vive delle situazioni emotive proprio come un uomo. Questi esserini vengono realizzati con plastilina, e non richiedono l’ausilio di attrezzature professionali. A volte anche lo stesso fondale è costruito dallo stesso materiale modellabile. La plastilina è una pasta modellabile esistente in vari colori. Essa si differenzia dal das per la caratteristica di essere modellabile anche dopo il contatto con l’aria. Bisogna conservarla ad una temperatura asciutta perchè il troppo caldo la rende difficilmente modellabile. Decidere di animare dei pupazzi in plastilina ci mette nella condizione di inserirli in una scenografia, quindi di creare e costruire degli oggetti in miniatura o dei paesaggi provvisti di fiori, alberi e quant’altro. Anche l’elemento luci è molto importante, sia per il personaggio in plastilina che se surriscaldato potrebbe esser soggetto a deformazioni, che per la scenografia stando attenti a non provocare ombre superflue e fuori posto[2]. Prendendo spunto da uno dei film più famosi realizzati in claymation, “Wallace & Gromit” cercheremo di vedere come si realizza un personaggio in plastilina dando vita proprio a un Gromit. Prima di iniziare a lavorare la plastilina, bisogna che si realizzi uno schizzo su carta, dopodiché si costruisce uno scheletro intrecciando del filo di alluminio, possibilmente con uno spessore non troppo grande. Dopo aver ottenuto questa struttura si passerà alla plastilina iniziando a creare i primi volumi e selezionandola per colore, che nel caso del Gromit  ci occorrerà il marrone, il bianco e il nero. La plastilina tende a essere molto morbida con il caldo e dura con il freddo. Questo significa che in un ambiente freddo verrebbe difficile lavorarla, ma basterebbe appropriarsi di fonti calore per agevolare le operazioni d’impasto. Selezionata la plastilina occorre formare 12 piccole palline di bianco per le dita, 4 palline un po’ più grandi delle precedenti per le zampe e realizzare gli arti creando dei cilindri da 4 cm circa (Figura2). La parte centrale dello scheletro, ovvero il busto centrale che serve a sostenere insieme tutte le altre strutture quali le braccia, gambe e testa, può essere a sua volta ricoperto da una resina modellabile o da una pasta sempre modellabile ma essiccabile all’aria. In questo caso basta realizzare una poltiglia a forma di palla allungata, con un’estremità più affusolata rispetto all’altra per destinarla all’attacco del capo. Per realizzare la testa di Gromit. Bisogna distribuire la giusta quantità di plastilina per permettere la giusta proporzione del corpo. Una volta sgrossati i volumi, si comincerà a lavorare sui dettagli così da caratterizzare il burattino. Inizieremo nello schiacciare le 4 palline destinate alle zampe ed applicare su ognuna 3 delle 12 dita preparate precedentemente (Figura3). Per unire al meglio le zampe agli arti, occorre realizzare delle piccole poltiglie che faranno da giuntura, e la stessa cosa viene fatta per unire la testa al busto. Con l’ausilio dell’indice verranno create due infossature nella testa, così da creare una forma concava e circolare. Inoltre aiutandoci sempre con le dita, si cercherà di pronunciare le sopracciglia e creare dunque contemporaneamente la sede per gli occhi (Figura 4). Poi si procederà con il nero e il marrone per creare le pupille e le varie sfumature servendosi sempre delle dita o di una spatola. Questi dettagli saranno modellati separatamente, soprattutto le orecchie, e verranno posizionati successivamente facendoli aderire delicatamente, in modo da poterli rimuovere facilmente durante l’animazione. Unendo infine le varie parti bianche è possibile comporre il corpo di Gromit (Figura5). Questo è un lavoro abbastanza delicato, ed è bene pianificare tutto e avere tutto pronto prima di iniziare l’animazione. Inoltre è opportuno sottolineare che il nemico principale nella claymation sono le impronte digitali che tendono senza volerlo a rimanere impresse nella plastilina. Per questo motivo è consigliabile durante l’animazione utilizzare appositi guanti di lattice[1]. Con Wallace&Gromit, questa tecnica ha trasmesso al pubblico un nuovo e insolito piacere visivo che normalmente non provava davanti ad una qualsiasi altra animazione

 

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Puppet

Il termine claymation è stato coniato da un direttore e produttore americano, Will Vinton, il quale nel 1978, sperimetò questa tecnica realizzando un documentario “Three dimensional Clay Animation” un film di 17 minuti che mostra il dietro le quinte di un’animazione in claymation.

Calymation

Un’ aspetto onirico, surreale, quasi allucinatorio, presenta la tecnica che andremo a vedere adesso, la quale dimostra che veramente con la stop-motion è possibile riportare in vita la qualsiasi cosa.

Ossa

La plastilina, la creta o qualsiasi altro tipo di materiale malleabile, fondamentale per creare qualcosa che in un certo senso soddisfi le nostre esigenze, non sono poi del tutto così indispensabili. Oggetti già esistenti, e che possibilmente non servono più, possono ritornare ad essere utili per la realizzazione di fantastici burattini. Vecchi giocattoli, ossa di animali morti, stoviglie, vecchi stracci, animali imbalsamati e vecchi oggetti di bigiotteria vengono riportati in vita già da un bel po’ di anni da artisti come Wladyslaw Starewics, Jan Svankmajer e i fratelli Quay, che per la capacità di creare immagini surreali, hanno inaugurato una vera e propria corrente artistica che ancora oggi influenza molti giovani registi. In buona parte di queste claymation sono presenti materiali alternativi all’argilla come oggetti e elementi organici. Quest’ultimi vengono attaccati allo scheletro di alluminio tramite la colla a caldo o la resina modellabile, e la maggior parte delle volte, in particolare le ossa, vengono riadattati con della cartapesta o con del lattice in gomma così da mantenere una fluida mobilità delle giunture. Le animazioni in stop-motion realizzate con questa tecnica, sono caratterizzate da una profonda inquietudine, una dimensione da incubo, che scaturisce dal particolare uso di oggetti quotidiani ed anonimi in maniere inaspettate.

Ossa

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