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Si tratterebbe in particolar modo di un “mélange magico” appunto che racconta una storia innovativa, realizzato mediante la selezione di materiale cinematografico attinto dallo studio e dalla visione di tre film di animazione di Tim Burton, basato su una caratteristica propria della sua cinematografia, nota come il “Dysfunctional Kid”. Quest’ultimo rappresenterebbe il cosiddetto “bambino emarginato”, un personaggio outsider che nasce dal rapporto uomo/mostro e che costituisce una costante ricorrente nelle produzioni cinematografiche del regista in quanto derivante dal retaggio infantile. La scelta del tema inoltre deriverebbe da una convinzione che Tim Burton possiede e cioè che i mostri sarebbero delle creature bizzarre talmente vicine alla realtà da rappresentare in questo modo i tramiti prediletti per suscitare più emozioni. Ed è proprio tale convinzione ad avermi dato l’opportunità di evidenziare le continue analogie fra colori, personaggi, emozioni ed elementi, unici denominatori nella maggior parte dei suoi film. Durante la fase di editing infine, attraverso l’uso del montaggio alternato (senso narrativo fatto di frammenti), ho realizzato, in seguito alla distruzione dell’ opera originaria, la creazione di una nuova, con la speranza di riuscire ad emozionare non solo il pubblico ma in particolar modo me stesso in virtù della passione che nutro per questa arte. L'immagine che si offre all’apertura, in altre parole establishing shot, è il punto da cui partire per il viaggio narrativo, il luogo dove si invita lo spettatore a trasferire la propria immaginazione, informando il pubblico sul dove ci si trova. Come punto di partenza mi sono appunto servito di alcune intestazioni di presentazione, fra cui il Titolo: Una Vita per un’altra. Ogni personaggio cerca di appropriarsi della vita dell’altro. 

Una Vita per un'Altra

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